mercoledì 16 febbraio 2011

INTERVISTA A JEREMY BURGESS A 4 GIORNI DAL SECONDO TEST DI SEPANG

 L’avventura di Vale in Ducati si sa è partita in salita, ma meno male per lui, al suo fianco, anche in questa ennesima pagina della sua straordinaria carriera, c’è il fido Jeremy Burgess. L’incontro tra il capotecnico australiano e Rossi avvenne nel 2000 quando Vale passò alla classe 500 in sella alla Honda NSR. Jeremy veniva da 5 anni di lavoro al fianco di Mick Doohan e credeva che non avrebbe mai più vissuto nella sua carriera una esperienza così esaltante…nulla di più sbagliato, l’incontro con Rossi ha significato per lui l’inizio di una seconda giovinezza, lavorativa e di vita. Se Vale ha dato entusiasmo al suo lavoro, è anche vero che Burgess è fondamentale per Rossi, infatti il campione di Tavullia lo ha fortemente voluto con lui sia quando approdò in Yamah sia ora con la Ducati. Per Valentino la presenza di Jeremy garantisce un rapido sviluppo per la moto!

Partiamo dal futuro, come la vedi questa sfida Rossi-Ducati?
«Il futuro è in netto miglioramento, anche perché ho trovato la spalla di Valentino in condizioni migliori di quello che mi aspettavo. E in relazione a questo, dico che non è andato piano. Non dobbiamo dimenticare che in mattinata Valentino riusciva a essere abbastanza efficiente, ma dopo pranzo aveva bisogno di massaggi e cure per poter girare nel pomeriggio; è stato bravissimo perché ha fatto anche più di 40 giri al giorno, pur se non al suo ritmo ideale. La spalla ha mostrato una certa stabilità e resistenza e alla fine questa è la cosa più importante. Il vero lavoro comincia adesso».

Ritornando ai test di inizio mese, come sono andati?
«I test sono andati benone. Abbiamo fatto progressi  e questo perché la spalla di Valentino ha retto bene per tutto il tempo. Al termine dei tre giorni siamo stati in grado di individuare due tipi di assetto che sono diventati i confini entro cui ci muoveremo: io penso, infatti, che a mezza strada ci sia la soluzione che probabilmente useremo per la prima gara. Siamo comunque migliorati rispetto al test di Valencia. Li la moto aveva assetti basati sulle esigenze dei piloti che guidavano la Ducati prima di lui, e non riusciva ad usarla. Del resto, veniva dalla Yamaha, che è una moto completamente diversa».

Come avete reagito?
«Nei due mesi e mezzo di pausa abbiamo cercato di pensare a un assetto che noi definiamo "più normale", nel senso che la Ducati richiede regolazioni completamente diverse... Ecco, siamo partiti da lì quando siamo arrivati a Sepang: sin dalla prima mattina abbiamo cercato di muoverci velocemente alla ricerca di un buon bilanciamento, lavorando sulle sospensioni e cambiando altezza e lunghezza della moto».

Ora a che punto siamo?
«A Sepang abbiamo fatto grossi passi avanti sulla conoscenza della moto e delle sue reazioni alle varie modifiche: noi dobbiamo innanzitutto sapere come far fare alla moto quello che Valentino vuole. So esattamente come lui guida, che assetti ricerca, che tipo di bilanciamento o di freno motore vuole utilizzare, ma non sapevamo come si fa a ottenere tutte queste cose da una Ducati».

E cosa c’è in comune con la Yamaha?
«Fondamentalmente, una moto ha sempre delle caratteristiche comuni alle altre e il modo in cui funziona è molto simile. Quello che cambia sono le regolazioni, ma in fondo usiamo le stesse sospensioni che aveva la Yamaha e anche le stesse gomme; sono già due punti positivi. Certo, il motore è completamente diverso».

Rispetto al 2004 stai lavorando di più?
«Più o meno è lo stesso lavoro che io e Valentino abbiamo fatto con la Yamaha: sperimentiamo, proviamo anche cose estreme, perché siamo nella fase in un cui bisogna avere il maggior numero di informazioni possibile. Inoltre, e questa è una cosa molto importante, bisogna dare a Valentino più di una possibilità di regolazione: dobbiamo permettergli una scelta piuttosto ampia».

Stai sfruttando anche i dati raccolti dalle prove fatte dal team manager?
«Sì, abbiamo trovato molto interessante uno degli assetti che Guareschi ha provato a Jerez. È qualcosa che si discosta tanto dallo standard Ducati, ma penso che questa sia l'area in cui lavoreremo per trovare l'assetto definitivo per Valentino».

Che cosa ti aspetti dalla prossima uscita a Sepang, a fine mese?
«Un altro, importante, passo in avanti. Perché Valentino si presenterà in condizioni fisiche migliori, quindi sarà in grado di spingere di più e a quel punto potrà darci maggiori informazioni tecniche. Quello di cui abbiamo bisogno adesso non sono nuove parti speciali, come le sospensioni, ma solo la sua efficienza fisica. Il primo test di Sepang, Valentino l'ha preso come una verifica delle condizioni della spalla e io sono convinto che appena recupererà l'efficienza totale, automaticamente acquisterà più fiducia nella moto».


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