giovedì 10 febbraio 2011

INTERVISTA A ROSSI E LORENZO UNA SETTIMANA DOPO I TEST. VALE SI ESALTA, JORGE SI DEPRIME...

La tre giorni di Sepang, al di la del risultato (11° tempo) è stata più che positiva per Valentino, mentre lo stesso non si può dire per Jorge Lorenzo che ha ritrovato la M1 con praticamente gli stessi problemi che aveva l’anno scorso.
I miglioramenti di Rossi li si vedono oltre che dalla sua progressione fatta ogni giorno, anche dal modo di parlare, di scherzare, insomma dal suo buon umore che è aumentato giorno dopo giorno in Valentino. Perché con Vale è così, se lo vedi divertito, mentre raccon­ta come si guida e come si curva, che asset­ti bisogna cercare e in che maniera bisogna stare in sella, allora non è importante os­servare i tempi sul giro, oppure analizzare i dati scaricati dalla centralina di bordo. Per­ché se Valentino si diverte, tutto il resto è... discesa.
Valentino Rossi è riuscito a cambiare molte cose in soli tre giorni, al punto che alla fine afferma che 

«il bilancio è senza dubbio positivo: sia per la spalla, che per la moto; non credevo che saremmo riusciti a fare quello che abbiamo fatto».
Partiamo dalla condizione fisica.
«È il limite maggiore: è soprattutto a causa della spalla, se siamo ancora un po' lontani come tempi».
Hai girato tanto. Non era previsto il contrario?!
«Pensavo di poter fare circa 20 giri al giorno, ma ne ho fatti sempre di più perché la spalla è migliorata costantemente: più giravo, più acquistava mobilità; ho verificato che regge la guida di una MotoGP, e poi ho ritrovato una migliore posizione in sella: sia in staccata che in rettilineo».
 Sembri sollevato.
«Sì, perché adesso so che bisogna solo riacquistare la forza. Quando ho realizzato che la spalla regge, ho anche capito che avrei dovuto fare il maggior numero di giri possibile visto che ho bisogno di trovare il feeling con questa moto. Devo capire i sistemi di controllo, la maniera in cui la si mette a punto; il modo di guidarla».
Che indicazioni hai tratto? «Dobbiamo cambiare il modo in cui questa moto curva. La priorità resta l'anteriore. Dobbiamo lavorare parecchio sull'impostazione e sul punto di frenata. Il feeling in staccata va bene, così come la fase dell'inserimento: il problema arriva nel momento in cui si mollano i freni e la moto si porta verso il centro-curva; c'è un attimo in cui bisogna quasi fermarsi per un istante, perché altrimenti la moto tende ad andare verso l'esterno».
Come si può fare?
«Innanzitutto va guidata con un altro stile, cioè un po' come se fosse una 500: bisogna spigolare le curve e dimenticarsi le linee tonde e dolci. Perché questa moto è l'opposto della Yamaha. Bisogna raddrizzarla presto e poi aprire il gas, non si può restare tanto tempo piegati. E bisogna usare delle traiettorie diverse».
Dal punto di vista tecnico, come si interviene?
 «Lavorando sulle sospensioni e sulla distribuzione dei pesi. Siamo riusciti a risolvere rapidamente il problema del chattering, che ci aveva disturbato nelle prime due giornate, e adesso abbiamo diverse idee. Certo, se pensiamo che bisogna copiare la Yamaha, allora abbiamo già perso in partenza, perché si tratta di moto completamente diverse come filosofia costruttiva e come caratteristiche. Noi dobbiamo sfruttare i lati positivi della Ducati e cercare di ridurre il più possibile quelli negativi. Ma sempre pensando che questa non è una moto fatta come le giapponesi».
Quindi sarà impossibile renderla più "facile"?
«No, questo è comunque l'obiettivo. Soprattutto in ottica gara. Bisogna sicuramente renderla più efficace in curva».
La Honda spaventa anche te?
«Sta indubbiamente facendo grandi cose, e ha uno squadrone, ma io continuo a puntare sulla Yamaha: la moto è molto versatile, è molto buona, e sia Lorenzo che Spies sono molto forti. Girano facilmente su tempi molto buoni, quindi secondo me la M1 resta la moto migliore».
Qual è la maggiore differenza tra questo periodo e l'inverno del 2004?
«Nel 2004 ero fisicamente perfetto. Adesso non sto bene. Anche perché, a parte il dolore alla spalla e la stanchezza che arriva in fretta, devo recuperare il tono muscolare che ho perduto. Ecco perché alla fine di ogni giornata mi faceva male anche la spalla sinistra e la schiena: per compensare, mi sforzavo molto».
Che considerazione finale si può fare, dopo le prime tre vere giornate di lavoro sulla Desmosedici?
«Siamo a un secondo dai primi, sia con le gomme morbide che con quelle da gara: il nostro livello adesso è questo. Ma sappiamo che strada prendere per risolvere i problemi e quindi secondo me non è male il punto in cui siamo arrivati; considerando sempre che la spalla che non è ancora al meglio. Infatti sono ottimista per i prossimi test».


Jorge Lorenzo invece inizia mostrare le prime preoccupazioni perché lo sviluppo della Yamaha non va avanti…restano sempre pochi i cavalli a disposizione…insomma lo stesso problema dell’ultima parte della scorsa stagione, quando le Honda lo sverniciavano sul dritto come se andasse con un 50….
«Secondo me noi non abbiamo fatto un passo avanti netto, lo so chiaramente cosa ci serve, ma ancora non ci siamo arrivati».
Di cosa hai bisogno?
«Ci servono più potenza, quindi maggiore velocità in accelerazione, e anche una trazione migliore. Sempre per lo stesso scopo. Non siamo ancora forti in uscita di curva».
Il nuovo motore non è migliorato?
«È più o meno come l'altro. Il progresso più evidente è nel sistema anti- impennamento, che adesso è più efficace; di questo sono soddisfatto».
L'anti-impennamento non dovrebbe garantire maggiore efficacia in accelerazione?
«Sì, aiuta. Ma ci servono più cavalli».
E la ciclistica?
«Il nuovo telaio non mi piace, perché c'è più "chattering". Ma non sono particolarmente preoccupato per questo. Lo ripeto: la priorità, in questa fase, è la potenza».
Ti sei confrontato con il tuo nuovo compagno di squadra?
«Si abbiamo parlato un po' nella seconda giornata: anche lui la pensa come me, sulla potenza e sulla trazione, infatti nei suoi report con gli ingegneri ha fatto i miei stessi commenti».
I vostri tempi sul giro, e anche il tuo passo, sono comunque ottimi.
«Sì, è vero, però in questo momento, con questa moto, è difficile fare di più. Vorrei una moto migliore, ed è quello che ho chiesto agli ingegneri. Penso che tutti i piloti chiedano questo».
Sì, ma tu guidi una Yamaha. Che sembra la moto più a punto.
«Infatti non dico che non è più vincente: dico che per vincere il numero delle gare dello lo scorso anno servono dei progressi. In questo momento, secondo me, la moto non mi permetterebbe di ripetere una stagione trionfale come è stata quella 2010».
Che bilancio si può fare, a livello tecnico?
«Ho provato tante cose ma non ho deciso niente. Devo ancora selezionare il materiale per fare la moto 2011. Ho chiesto agli ingegneri di analizzare i dati del motore, così anche loro potranno darmi un consiglio su quali specifiche scegliere. È una scelta difficile e molto delicata: ed è il lavoro che ci siamo riservati per i prossimi test».
La riscossa della Honda ti preoccupa?
«La Honda va molto forte: aveva cominciato a recuperare già a metà dello scorso anno e adesso ha fatto un ulteriore passo in avanti. Questo deve farci preoccupare».

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