mercoledì 4 maggio 2011

VALENTINO ROSSI A 360° GRADI PARLA DELLA SFIDA DUCATI, DEGLI AVVERSARI E DEL SUO PRIVATO!...DA LEGGERE;)

ECCO UNA BELLA INTERVISTA RILASCIATA DA VALENTINO IN QUESTI GIORNI...VALE PARLA A 360° DI SE STESSO, DELLA SFIDA DUCATI, DEGLI AVVERSARI, DELLA SUA VITA PRIVATA...DA LEGGERE INSOMMA;)





Vafortino Rossi |  SUEGUIMI SU FACEBOOK click MI PIACE
Aria nuova. E se te ne accorgi quando non corri, in sella lo senti il doppio».
Valentino, per caso le è arrivata addosso la primavera?
«Da aprile scorso non ho fatto al­tro che ballare come una nave nella tempesta. Almeno cinque mesi in­fernali. Già la rottura esposta della tibia, quella gamba quasi penzolante al Mugello, sembravano un dazio al­tissimo, di quelli che per un attimo pensi: e adesso come ne esco? Poi la spalla e quei due tendini maledetti. Di nuovo nel tunnel. Con le paure, i timori, dover decidere cosa fare, se operarsi o aspettare. Un improvviso senso di impotenza».
Adesso è tutto passato?
«No, però la strada imboccata ha il sapore di una vita riconquistata. Ho imparato la lezione del corpo. Ti rompi un osso e quello va a posto, ma i tendini sono subdoli: credi di mi­gliorare e invece peggiori. Un incu­bo».
La sensazione prevalente in questo momento?
«Quella di essermi fortificato, for­se definitivamente. Muscoli che cre­scendo aiutano la testa a ritrovare convinzione».
Ha trovato a 32 anni una nuova forma d'integrità dopo essersi spezzato.
«Bisogna saper aspettare. Nello sport niente arriva di colpo. Se non ti sei allenato per mesi non vincerai mai. Se non hai preparato la gara con le prove del venerdì e del sabato non vincerai mai».
Piccoli passi per volare alla vec­chia maniera?
«Piccoli passi per tutto. Non im­magina la gioia quando per la prima volta dopo l'operazione alla gamba sono arrivato in cima alle scale di ca­sa mia. È stato come conquistare l'Everest».
Perché i medici le avrebbero mentito dopo l'intervento alla spal­la? Perché le hanno detto che sareb­bero bastati tre mesi?
«Forse sognavano di dire la verità. Mi consigliarono anche di saltare le ultime due gare dello scorso anno. E io non gli ho dato retta. Oggi vedrò il dott. Castagna (che lo ha operato al­la spalla insieme col dott. Porcellini, ndr) per un controllo».
Quanto si soffre a star lontane dalle moto?
«In modo indescrivibile. Per for­tuna durante la convalescenza senti odori e profumi sconosciuti. Ti sembra davvero di rinascere».
Quanto le manca una vittoria?
«Non ho parole».
Se questo non è amore forse è amore quello che prova per la sua fi danzata Marwa.
«Entrambi».
Lo sportivo che mette la testa a posto rende di più?
«Si può anche perdere completa­mente la concentrazione. Non è il mio caso tuttavia».
Figli?
«Un giorno sì, ma non scriva che voglio un figlio subito».
Qualcuno ancora va dicendo che la spalla sarebbe stata solo una scu­sa da tirar fuori nel momento del bi­sogno?
«Lo so».
E non le importa che le diano del bugiardo?
«No perché chi lo dice non cono­sce la verità».
Anche Stoner parla un po' a van­vera?
«Da quando mi ha visto in diffi­coltà ha cominciato a sparare all'im­pazzata».
Ma lei, vedendo un avversario al­le corde, non si comporterebbe allo stesso modo?
«In pista sì, fuori no. Lui è appeso alle sue parole. Parla della mia spalla come un primario, sostiene che sia andato alla Ducati solo perché la Yamaha non mi avrebbe più garantito lo stesso stipendio. Ma chi glielo ha detto? Sembra vivere una specie di ossessione».
Però lei a Jerez gli è andato ad­dosso.
«Gli ho chiesto scusa».
Dicono lo abbia fatto col casco in testa, davanti alle telecamere...
«Quando sono andato nel suo box ero pronto a tutto, anche che lui mi dicesse: a Valenti, mavaffa..., brutto st....o!».
Forse lei le sta antipatico.
«Credo sia cominciato tutto dopo il duello di Laguna Seca 2008. Che lui ha perso».
E Casey le è antipatico?
«Che vuole che le dica...».
Parliamo di Ducati.
«Un pò come ripartire da zero. Con l'aggravante della mia ineffi­cienza fisica e del valore e del nume­ro degli avversari. La prima volta che sono salito sopra la Gp 11, a novem­bre, ero praticamente ultimo. Ades­so sono lì ameno di mezzo secondo».
Chi è più il forte dei suoi attuali ri­vali?
«Stoner e Lorenzo sono l'evolu­zione di Biaggi e Gibernau. Sono il nuovo modello di pilota».
E lei cos'è?
«Il modello vintage».
Si definirebbe un vintage senti­mentale?
«No, cinico».
Ha qualcosa che vagamente so­miglia a tempo libero?
«Sì. Metà del quale però lo passo a dormire».
E l'altra metà?
«A praticare altri sport».
Non le bastano i motori?
«Mi piace giocare a pallone e ho da poco ricominciato. Faccio snow-board. Poi ho tanti amici».
Qualche fissa?
«Un piccolo museo personale con tutte le mie tute e i miei caschi».
Andrà ancora a fare motocross?
«Dopo il capitombolo con cui mi sono sfasciato la spalla col moto­cross ho chiuso. Almeno finché cor­ro in MotoGp».
Cos'è rimasto del Valentino che viveva a Londra?
«Ricordi come suoni, acutissimi. A volte penso di aver sbagliato a la­sciare Londra».
E allora perché l'ha fatto?
«Perché la vita è fatta di priorità: contava di più ritrovare le radici. La pioggia di Londra è bella, la pioggia di casa è unica».
I trofei sono un freno, le tolgono la fame?
«È un rischio. Ma dopo aver vinto tanto hai anche meno responsabi­lità».
Diete particolari?
«Indicazioni alimentari più che altro. Pasta in bianco, pollo grigliato. Ogni tanto qualche porcheria me la concedo».
Possibile che i piloti non cono­scano bene il regolamento?
«Troppe norme nebulose e su­perficialità. I "marshall" possono spingere o no i piloti e aiutarli a ri­partire (caso Jerez)?». .
Cosa aggiungerebbe all'attuale calendario?
«Qualche test in più».
E alle moto?
«Toglierei il 50% dell'elettronica. Sarebbe più divertente guidarle. Ha visto come sono tornati i sorpassi in F1?».
Sarebbe disposto a tagliarsi lo stipendio?
«Meglio se non accadesse, ma tut­to sommato sì».
Si stancherà mai?
«Me ne accorgerò dalle valige. Quando comincerà a pesarmi farle vorrà dire che è ora di staccare la spi­na».





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