mercoledì 3 agosto 2011

E SE I GUAI DI ROSSI VENGONO DALLE GOMME? ANALISI DEI PROBLEMI DEL MONOGOMMA IN SBK E MOTOGP




Non c’entra l’elettronica, coi suoi controlli di trazione, di impennata e le sue mappature, e neppure la meccanica, coi cambi sempre più sofisticati e gli ormai fin troppo abbondanti cavalli. Il componente fondamentale per vincere oggi sembra essere un ben più semplice – all’apparenza – cerchio nero, l’ultimo lembo che mette in contatto la moto con l’asfalto: il pneumatico. Gioia e dolore di ogni pilota, all’esterno sempre simile, ma capace con le sue mescole e carcasse di cambiare in meglio o in peggio il comportamento di ogni moto.
La gomma dello scandalo – Bridgestone per la MotoGP e Pirelli per la Superbike, sono questi i due costruttori che monopolizzano i più importanti campionati delle due ruote. La Casa italiana è fornitore unico per le derivate di serie dal 2004 – ed ha recentemente rinnovato il suo contratto fino al 2015 – la giapponese dal 2009 per i prototipi.
Il monogomma era stato salutato alla sua introduzione come un passo importante verso il livellamento delle prestazioni, calzando tutti i piloti le stesse “scarpe” nessuno sarebbe stato avvantaggiato rispetto agli altri. Oggi è invece sotto accusa per il motivo opposto, la mancanza di più fornitori obbliga le moto ad adattarsi alle gomme e chi ha la fortuna o la bravura di riuscirci acquista un vantaggio che vale più dei cavalli o della raffinata elettronica.

C’era una volta una gomma – Sarebbe questo il motivo della minore competitività dell’Aprilia di Max Biaggi rispetto alla Ducati di Checa in questa stagione in Superbike. La gomma dei miracoli, quella che si adattava a perfezione alla RSV4, è stata ritirata lo scorso anno dalla Pirelli dopo la gara di Brno e le nuove soluzioni portate avvantaggerebbero la bicilindrica di Borgo Panigale, soprattutto per quanto riguarda la durata. Le Pirelli 2011 sembrano adattarsi meglio all’erogazione del due cilindri bolognese, rispetto a quella dei quattro cilindri. La messa a punto trovata sulla Ducati consente di mandare più velocemente in temperatura le gomme e di preservarle per tutto l’arco della gara.

 La gomma del vicino è sempre più verde – Se in Superbike c’è chi critica la Casa italiana, in MotoGp qualcun altro farebbe volentieri a cambio con le Bridgestone. Gli pneumatici del costruttore giapponese sembrano essere l’opposto dei Pirelli: garantiscono una durata costante per tutto l’arco della gara, ma entrano in temperatura molto lentamente, con la non trascurabile conseguenza di far andare in terra i piloti senza nessun preavviso. Tanto che Bridgestone è dovuta correre ai ripari, dopo le sempre più pressanti proteste dei piloti, fornendo a partire da Brno un numero maggiore di gomme.
Inoltre, all’opposto della Superbike, Ducati in MotoGP sembra faticare particolarmente ad adattarsi agli pneumatici giapponesi. I guai di Valentino sono risaputi, una scarsa confidenza sull’avantreno che passa anche per una gomma che non ne vuole sapere di entrare in temperatura e fornire adeguate prestazioni.
Con due ruote in più – La strada da seguire sembrerebbe essere quella della Formula 1, dove da quest’anno Pirelli è fornitore unico. Il costruttore italiano ha seguito – fatti i dovuti distinguo – la filosofia Superbike: gomme che entrano subito in temperatura offrendo buone prestazioni per poi degradarsi abbastanza rapidamente, con tutto vantaggio dello spettacolo.

La costanza di rendimento delle Bridgestone è infatti una delle ragioni della mancanza di rimonte e sorpassi in MotoGP. La tenuta degli pneumatici di fatto cristallizza le posizioni e i vantaggi acquisiti nei primi giri, mettendo in secondo piano la sensibilità di quei piloti capaci di guidare a gomme finite e, insieme all’elettronica, non “consentendo” quei piccoli errori di guida che possono cambiare volto a una gara.

L’importanza di una gomma – Gli pneumatici sono un elemento fondamentale per le prestazioni di una moto e soprattutto riescono a portare vantaggi ben più consistenti rispetto alle evoluzioni meccaniche ed elettroniche. Gli sforzi degli ingegneri spesso si traducono in pochi decimi – o meno – mentre la gomma “giusta” può abbassare notevolmente i tempi sul giro e può essere un alleato insostituibile se non “funziona” sulla moto degli avversari.
Forse anche i guai di Valentino passano per il pneumatico sbagliato e non sarebbe la prima volta nella storia del Motomondiale. Era il 1995, quando Luca Cadalora cambiò il volto della sua Yamaha 500 passando da Dunlop a Michelin, correndo addirittura il gran premio del Giappone con una copertura francese all’anteriore e una inglese al posteriore. Ma anche Rossi ne sa qualcosa, abbandonando nel 2007 Michelin proprio a favore di Bridgestone. A volte la storia tende a ripetersi.
fonte: gpone.com 



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