giovedì 24 marzo 2011

4 GIORNI DOPO LA CORSA L'ANALISI APPROFONDITA DI VALENTINO ROSSI SULLA SUA GARA IN QATAR




Ammettiamolo subito, per noi valentiniani il debutto di Vale con la Ducati non è andata come speravamo. Certo nessuno credeva che si potessero rivivere le emozioni di Welkom 2004, ma una gara in calo, conclusa in settima posizione, dopo che le prove erano state caratterizzate da tante difficoltà, non è un risultato degno di Valentino. E nemmeno della Ducati.
Lo ha detto anche il pesarese, spiegando che «la colpa è soprattutto mia: la spalla ha ceduto e io ancora non guido questa moto come dovrebbe essere guidata». Ma assumersi la responsabilità di un debutto un po' amaro rende onore a Valentino, che sta "facendo squadra", però non nasconde la situazione: «C'è tanto da lavorare» ha detto, e la sensazione è che in realtà avrebbe voluto dire di più...
La sua gara la racconta il cronologico: Valentino si è mantenuto sul passo dell'1'56" basso fino al sedicesimo giro, poi di colpo è passato a T56"7 ed è andata sempre peggio. Insomma, Rossi ha dovuto mollare. La conferma che era successo qualcosa arriva invece dalla telemetria: ad un certo punto Valentino esercita una pressione inferiore sulla leva del freno e gli spazi di frenata si allungano. Sono dati che non lasciano spazio alle interpretazioni.
«Se non avessi fatto un "dritto" alla prima curva, e se Barbera non mi avesse fatto perdere del tempo, sarei andato un po' più avanti, ma la verità è che non potevo fare di più. Ad un certo punto mi sono messo a girare con un buon ritmo, ma già dopo nove giri la spalla ha cominciato a perdere forza. A quel punto ho cambiato la mia posizione in sella, ho usato molto la spalla e il braccio sinistro e ho finito per mandare in crisi anche quelli. Insomma, ho dovuto cedere. Del resto queste moto - e parlo delle MotoGP, non della Ducati - devi guidarle in un certo modo, altrimenti non combini niente».
Per chiudere, Valentino ha spiegato i suoi programmi: «A casa sto lavorando molto, dopo Jerez avrò tre settimane di pausa e spero che quello sia il periodo in cui la spalla possa definitivamente guarire. O almeno, che possa riacquistare la resistenza sufficiente». La gara è stata quindi caratterizzata dai limiti fisici del pilota, ma anche da quelli della moto. E Valentino non ha evitato l'argomento: «C'è tanto da fare: ho fatto un lungo meeting tecnico per spiegare che cosa bisogna fare sulla moto di quest'anno, per la seconda parte della stagione, ma anche sulla "mille". Questa moto ha ancora la tendenza al sottosterzo e questo problema lo si risolve solo con delle parti nuove». Che bisogna fare in fabbrica. Il messaggio è sicuramente già arrivato ai destinatari... Il lavoro di messa a punto che ha impegnato la squadra per mesi, porta solo a migliorare la situazione - come è avvenuto qui, in Qatar - ma non risolve i problemi di fondo. Per questa gara il reparto corse non ha potuto fare granché: è stato spedito un nuovo software per la gestione del sistema anti-impennamento. Si tratta della versione definitiva, dopo essere stata sviluppata durante i test in Malesia. Ma la moto è la stessa che si è vista a Sepang. Quindi per preparare la gara si è lavorato sulla distribuzione dei pesi, sulle sospensioni, sulla progressione dell'ammortizzatore. Alla fine si è riusciti a trovare una maggiore efficienza della Desmosedici in curva - caricando maggiormente l'avantreno, come si suoi dire nel gergo delle corse -però dopo aver trovato maggiore direzionalità e facilità di gestione in curva, la moto ha subito perso grip sul posteriore. Quindi, in accelerazione. Il trucco consiste nel trovare il bilanciamento, ma l'impresa sembra ardua. Quando si risolve un problema, ne emerge un altro. E viceversa.
Per adesso bisogna fare con quello che c'è, almeno nelle prossime due gare. Solo nella giornata di prove collegiali di Estoril, prevista per il lunedì seguente la gara, la squadra potrà provare materiale nuovo. Poco male, tanto anche Valentino deve aspettare: nel suo caso, che la spalla arrivi a quei fatidici sei mesi di prognosi che i medici gli avevano indicato al momento dell'operazione. E i sei mesi saranno passati quando sarà maggio.


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