giovedì 10 marzo 2011

"SONO PREOCCUPATO MA NON MOLLO" intervista a Rossi alla vigilia dei test di domenica di Losail


Ormai ci siamo, mancano pochissimi giorni all’ultimo test ufficiale, quello che si terrà domenica e lunedì prossimi (il 13 e 14 ) a Losail in Qatar, ed alla prima gara della stagione che si correrà il 20 sempre sul circuito del piccolissimo emirato arabo. Valentino arriva a questo appuntamento cruciale con tanti problemi ancora da risolvere. Questa sfida con la Ducati, a differenza di quella del 2004 con la Yamaha non ha avuto un precampionato brillante. Allora Vale andò subito bene nei test e riuscì anche ad aggiudicarsi i test Irta di Barcellona che si corsero immediatamente prima della gara di Welkom… i test Irta oggi purtroppo non ci sono più e sono drasticamente diminuiti anche il numero di test ufficiali prima del campionato. Le motogp da gennaio ad oggi hanno girato solo per 6 giorni e sempre e solo sul circuito di Sepang, quindi di dati ne sono stati raccolti ben pochi. A questo aggiungiamo il fatto che Vale sta ancora recuperando dalla delicata operazione alla spalla di fine Novembre ed in più ha anche saltato una giornata di test per febbre (che sfiga…) ecco perché Rossi a fine del secondo test si disse “preoccupato”. Comunque ormai ci siamo, Rossi andrà in Qatar per la prima gara affidandosi alla sua grandissima esperienza per trovare la miglior messa a punto possibile e correrà all’attacco, l’unico modo in cui sa correre… ecco le parole di Vale prima di partire per l’ultimo test di Losail.
A Sepang le Honda hanno fatto paura…come la definisci la RCV 2011 ?
«Una moto che curva benissimo e che ha un motore che va come quello della Ducati, se non di più. insomma la Honda nuova è una Yamaha con i cavalli, quindi è la moto ideale».
E dei piloti Honda cosa si può dire?
«Che sono tutti forti. Quindi sarà durissima fregarli».
Se c'è una sfida difficile, allora quella spetta a te.
«Sì, è certamente una bella sfida. Mol­to difficile e molto esaltante. Ci sono i pro e i contro: se da un lato la situazione adesso è molto complicata, dall'altro ci sono anche tante motivazioni in più. E poi nella squadra l'atmosfera è proprio bella: ci sono tanti ragazzi che lavorano molto e con tanta passione. E poi, devo dire che è bello lavorare con una squadra italiana».
Sei tornato agli inizi della tua carriera.
«Già, questa situazione è simile ai tempi dell’Aprilia. Anche perché i miei mec­canici si trovano molto bene con gli italia­ni: sia loro che i ragazzi che hanno trova­to in Ducati sono brave persone. Ed è una cosa molto positiva, se si pensa al lavoro che dobbiamo fare: abbiamo bisogno di unità e impegno comune».
La pressione. Si sente?
«SI tanto. È inutile negarlo. Me ne ac­corgo ogni momento, ogni giorno. Tanta gente spera che io vinca adesso, più che in passato. Perché sarebbe beilo per l'Ita­lia. Per me è gratificante, ma anche du­ra».
C'è anche chi non farà il tifo per te.
«Sì, lo so, ma è normale. Ci sta. Infatti ho già capito una cosa».
Quale?
«Sono tutti contentissimi di questo bi­nomio... Soprattutto fuori dall'Italia!».
C'è del vero, in questa affermazione.
«In tutto il mondo, ma dico proprio tut­to, avverto il sostegno e l'entusiasmo. In Italia invece c'è una piccola parte di tifosi che non è contenta. Anzi...».
Nessuno è profeta in patria. Non si di­ce così?
«lo dividerei questo gruppo in due fa­zioni: una parte è formata da quelli che sono sempre stati contro di me; quelli cui non sono simpatico, quelli che hanno fat­to il tifo per Biaggi, poi per Gibernau e infine per Stoner: la scusa era che Casey guidava la Ducati, ma in realtà è gente a cui sto antipatico; con quelli non posso fare molto, devo accettare la situazione».
E l'altro gruppo?
«C'è una parte di tifosi Ducati che mi ha sempre visto come un avversario, di con­seguenza adesso fa fatica a vedermi sul­la Ducati. Insomma, non ha visto di buon occhio questa unione. Ecco, 'questi sono tifosi che vorrei recuperare: voglio prova­re a convincerli con i risultati e con le gare».
Il tempo c'è. Ma nemmeno troppo.
«Adesso dobbiamo fare la mia Ducati, e ci vorrà un po' di tempo, poi ce la gio­cheremo».
Lo sai che c'è gente che non condivide questa affermazione? C'è chi ti accusa di voler "giapponesizzare" la Ducati.
«Cosa vuole dire?!».
Per adesso, niente.
«Esatto, non vuole dire niente! Lo so, c'è chi lo dice. È stato il tormentone dei primi mesi, ma è una cosa che non ha senso».
Proviamo a spiegare.
«anormale che un pilota, quando arri­va su una moto per lui nuova, cerchi di adattarla alle proprie esigenze. C'è chi si è scandalizzato perché ho cambiato la posizione di guida, ma Stoner cosa ha fatto appena è salito sulla Honda? Ha fatto quello che ho fatto io».
Beh, c'è chi pensa che tu voglia stra­volgere la Desmosedici.
«Voglio solo renderla in grado di vincere. Cioè, vincere con me. Ma ripeto, è una cosa che fanno tutti i piloti. Ho cambiato la posizione in sella, stiamo lavorando sulle geometrie e la distribuzione dei pe­si perché bisogna cercare di adattare la moto al mio stile».
I Ducatisti puri ritengono, forse, che la Ducati non si tocca ed è quindi il pilota che deve adeguarsi. Deve saperla guida­re così come è.
«lo non mai detto che voglio cambiare qualcosa. Infatti non è cambiato niente. In ogni caso, bisogna fare quello che serve per centrare l'obiettivo - cioè vincere - e anche io sto adattandomi alla Ducati: sto cambiando il mio stile di guida».
Hai detto che la Ducati ti ricorda la 500, come tipo di guida. Significa che siamo tornati indietro?
«Volevo dire che la Desmosedici è una moto che si guida in un modo molto di­verso rispetto a come ero abituato io, cioè rispetto alla M1, che è una moto con la quale resti in piega per molto tempo; qui quindi diventa determinante la velocità di percorrenza. Per parlare in modo sem­plice, diciamo che la M1 ricorda molto la 250».
E la Ducati la 500.
«Sì, perché bisogna farla "spigolare" come si faceva con le vecchie 500: in que­sto modo puoi sfruttare al massimo l'ac­celerazione e la fase di uscita».
È solo questione di stile?
«Beh, sono moto che hanno caratteri­stiche molto diverse. Comunque sfrutta­re l'uscita di curva è un buon modo per guidare, con le gomme di questa genera­zione».
Perché?
«Da quando siamo nel regime di mono gomma - e diciamo pure, soprattutto dall'anno scorso - le Bridgestone hanno meno grip nella porzione della gomma che resta appoggiata all'asfalto quando sei molto piegato, cioè durante la percor­renza della curva. La Bridgestone, per risparmiare, ha reso le gomme meno ef­ficaci. Quindi questo è il momento giusto per sfruttare la caratteristica della Duca­ti».
Spigolare significa derapare di più?
«Questa moto si guida molto in sovra-sterzo, nel senso che per farla girare bi­sogna far scivolare molto il posteriore; eh sì, in questo la Ducati è molto differente dalla Yamaha... Però è una manovra che faccio per cercare di risolvere i problemi che ci sono adesso: secondo me, andan­do avanti, potremo migliorare parecchio la situazione».
La curva è la parte in cui la Desmosedici deve migliorare di più?
«Sì, è la cosa che ci manca davvero. Ma in questo momento l'unico modo di "prendere" questa moto è adattarsi a quel tipo di guida; è una questione di DNA».
Con la Ducati devi cambiare anche le traiettorie?
«Un pò  sì, sempre per il fatto che biso­gna "spigolare" di più e quindi bisogna stare meno piegati possibile. Ecco, si può anche dire che con la Desmosedici biso­gna cercare di creare il maggior numero di rettilinei possibile, durante il giro di pista».
Stoner dice che è un bel problema, in bagarre.
«Questo è quello che lui ha sempre detto agli ingegneri. Infatti c'è un po' di preoccupazione, lo aspetto le gare, prima di parlare di questo argomento, ma non credo che sia proprio così. È vero che dobbiamo migliorare la maneggevolezza, ma non credo che i problemi della moto diventino più grandi quando si è in bagar­re; però prima devo provare. Vedremo».
QUAL È la situazione della messa a punto, adesso?
«Ci sono delle aree in cui abbiamo focalizzato bene i problemi, quindi possia­mo risolverli in poco tempo: mi riferisco al comportamento della moto in accele­razione, all'erogazione del motore, al traction control e a tutti i controlli elettro­nici. Su questo sono fiducioso di vedere dei miglioramenti in fretta, anche perché i tecnici della Ducati sono molto bravi e poi mi sembra di aver dato toro dette in­dicazioni abbastanza precise».
Per il resto, invece?
«Il problema è che manca la maneggevolezza. Dobbiamo cercare di fare curva­re di più questa moto: in questo momen­to la Desmosedici ha parecchio sottoster­zo».
Hai almeno risolto il problema del tra­sferimento di carico?
«Sì, per questo abbiamo già fatto tanto: il problema adesso è motto minore, an­che perché ci sono così tante possibilità di regolazione che non ci sono problemi netta ricerca di una un po' più personale».
Hai problemi in inserimento e a metà curva. In uscita come va?
«Anche li è difficile, adesso. Ma anche questa è una cosa che possiamo migliorare. Di nuovo, se faccio un paragone de­vo dire che t'erogazione detta M1 è più facile; tra l’'altro, avendo l'albero che gira al contrario, sulla M1 il motore da una mano nel fare la curva. Però adesso sem­bra che il target sia diventato la Honda, quindi bisogna concentrarsi sulla RCV».
Stai attingendo al tuo bagaglio di esperienza? Magari alla guida della Honda?
«Certo. Visto che ho guidato tante moto diverse, te mie esperienze relative a co­me si guidano le altre moto possono aiu­tare i tecnici Ducati. Di sicuro stiamo usando anche questa mie conoscenze».
Tra tanti problemi ci sono anche dei punti positivi?
«Certo. Il motore va tortissimo, mi pia­ce molto. E poi questa moto è piuttosto stabile sull'anteriore, infatti si può stac­care forte e la moto resta sempre stabile. Su questo, sono confortato».
Il motore, allora, è un punto positivo da cui partire.
«Sì, anche se ha un'erogazione abba­stanza cattiva: la moto "scalcia" molto in uscita di curva, perché il colpo di gas è forte. E per come sono fatte te 800 di oggi, non è una mossa vincente fare un motore troppo cattivo. Ma stiamo lavorando an­che su questo».
In che modo?
«Per ottenere una maggiore facilità di guida bisogna bilanciarla bene. Anche perché lo sforzo che si fa con questa moto è maggiore rispetto a quello che serve con le giapponesi. E con la M1 in particolare. Ma abbiamo delle idee che verificheremo in fretta».
Vuoi dire che con la Ducati è più diffi­cile mantenere la concentrazione?
«È più una questione di fisico. Bisogna avere più forza per guidare la moto, e maggiore resistenza per reggere il passo alla distanza. Con la Ducati si fa più fatica, soprattutto in ottica gara».
Questo non ti aiuta, in questo periodo.
«Già. I problemi alla spalla non aiutano me, in questi momento, e io non posso aiutare la moto perché non sono in for­ma. Ci vuole pazienza».
A proposito, come va con la spalla?
«Sono abbastanza contento di come sta reagendo. Sto migliorando. Anzi, in moto riesco ad essere anche più veloce del previsto».
In che senso?
«Purtroppo ci vuole tempo. Oggi mi rendo veramente conto di cosa volevano dire i medici che mi hanno operato, quan­do hanno detto che servono sei mesi per recuperare l'efficienza della spalla. La realtà è questa e bisogna che la accetti. Anche perché non posso fare altrimenti».
Tutti i piloti Ducati sono in difficoltà, in questo periodo. Pare che tutti aspettino i frutti del tuo lavoro...
«lo sto cercando di aver la mia Ducati. Se, e quando ci riuscirò, vedremo se po­trà essere utile anche agli altri piloti. Se­condo me sarà così».
Mancano pochi giorni al via del cam­pionato. Lasciando Sepang hai detto che sei preoccupato.
«Certo, ma questo non vuoi dire che io non pensi che ce la potremo fare. Non mollerò mai, non mollerà mai la mia












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